Si parla di alimentazione selettiva, quando il bambino mangia pochi cibi conosciuti e rifiuta cibi nuovi o sconosciuti.
L’alimentazione rappresenta, infatti, un momento fondamentale nella crescita del bambino. Durante il pasto, il bambino sperimenta, interagisce con chi gli sta accanto e si autoregola. Quindi, è importante che il pasto sia consumato in famiglia, tutti insieme e in armonia.
I problemi e le preoccupazioni, dovrebbero essere messe da parte. Il pasto deve rappresentare, un momento tranquillo e sereno della nostra vita e di quella dei nostri figli.
I bambini devono mangiare insieme ai genitori possibilmente con la televisione spenta, senza telefonini, tablet o giochi a tavola. E’ importante che il bambino viva questo, come un momento di incontro e condivisione con la famiglia.
Ma, è possibile, che durante e dopo lo svezzamento o anche nelle fasi successive, si possano verificare alcune difficoltà. Il bambino tende cioè, a selezionare il cibo che mette in bocca. Evita tutto ciò che è poco o per niente conosciuto per colore, forma e odore. Si rifiuta di assaggiare e tende a gradire sempre gli stessi cibi.
E’ allora che i genitori o i nonni, cercano di accontentare il bambino in ogni sua richiesta, pur di vederlo mangiare qualcosa!
Purtroppo questo comportamento, anche se in buona fede, innesca un meccanismo di ricatto del bambino verso l’adulto.
Questo bambino, cioè, non cederà mai alle richieste degli adulti e anzi, tenderà ad essere sempre meno propenso ad assaggiare o a cambiare dinamica.
Ricordiamo che questi atteggiamenti tendono a regredire con la crescita, ma se vengono esasperati o mal gestiti, possono portare ad un cattivo rapporto con il cibo e con il momento del pasto.
La prima regola è AVERE PAZIENZA.
Lo svezzamento, infatti, è un grande cambiamento nella vita del bambino. Se prima il suo pasto avveniva al caldo, tra le braccia della sua mamma adesso deve avvenire sul seggiolone, con il suo cucchiaino e con dei cibi che, per consistenza, gusto e odore sono molto diversi da latte materno. Tutti questi cambiamenti, se per un adulto sono scontati, per il bambino non lo sono per niente! Ci vorrà probabilmente solo un po’ di tempo.
Intorno ai 2 anni poi, il bambino incomincia a costruire la sua identità e ad affermare se stesso, anche attraverso il cibo. Ecco che inizia la fase oppositiva: incomincia la fase dei no! Questa fase di crescita, si manifesta, spesso, con il rifiuto di determinati cibi e con la volontà di voler decidere, in piena autonomia, di che cosa nutrirsi! Inoltre, durante questa fase, è possibile che il bambino rifiuti dei cibo che avverte come non familiari. Questa rifiuto in realtà è una forma di adattamento che il bambino mette in atto come protezione da ciò che riconosce come estraneo, durante l’esplorazione. Generalmente questa fase dura fino ai 3 anni, ma, in alcuni casi può durare fino ai 5 anni o anche di più.
Ma quando si parla di alimentazione selettiva?
Si parla proprio di alimentazione selettiva, quando, il bambino tende a limitare la sua alimentazione a pochi cibi conosciuti e preferiti, rifiuta cibi nuovi o sconosciuti. E quando i genitori tentano di ampliare la scelta e la varietà dei cibi, il bambino può reagire con ansia e disgusto, con manifestazioni nervose di rabbia o di angoscia.
Quali sono le cause di un’alimentazione selettiva?
Le cause di un’alimentazione selettiva possono essere diverse:
Le cause genetiche sono dovute ad un’ipersensibilità sensoriale. Il bambino, cioè è molto sensibile a determinati odori o sapori.
Le cause familiari sono dovute ad un ambiente familiare poco sereno, con forti pressioni a mangiare e un eccessivo controllo da parte dei genitori sulle modalità di alimentazione. Inoltre le cause familiari possono essere determinate da stili alimentari-familiari scorretti.
Le cause ambientali comprendono l’acquisizione di stili alimentari scorretti, in famiglia o a scuola, eventualmente derivate dal contesto culturale in cui si vive.
Come viene vissuta l’alimentazione selettiva dai genitori?
Spesso l’alimentazione selettiva è vissuta dai genitori e dai familiari del bambino con grande preoccupazione. I genitori sono preoccupati per la salute e la crescita del loro bambino, e, senza farlo apposta, caricano il pasto di ansia, aspettative e preoccupazione. Questo porta, purtroppo, ad un peggioramento del quadro e ad accrescere nel bambino l’ansia e il rifiuto, con conseguente rafforzamento delle problematiche in atto.
Cosa non dovrebbero fare i genitori?
I genitori dovrebbero evitare di usare il cibo come forma di ricatto o di ricompensa.
Evitare frasi come : ” Se non mangi ti metto in punizione” oppure ” Se mangi mi fai felice” oppure ” Se non finisci di mangiare, non vai a giocare”
Non si deve obbligare i bambini a mangiare per forza.
Cosa dovrebbero fare i genitori?
I genitori rappresentano per i propri figli un modello educativo importantissimo. Non possiamo pretendere che i nostri bimbi mangino di tutto, se noi per primi, selezioniamo e mettiamo da parte ciò che non ci piace.
Se vogliamo che i nostri figli mangino in maniera sana e variata, anche noi dobbiamo mangiare in maniera sana e variata.
E’ buona abitudine, riproporre periodicamente dei cibi che sono stati scartati dai bambini, senza arrendersi o esercitare troppe pressioni o insistenza. E’ possibile, per esempio, proporre al bambino di assaggiare e di darci un giudizio su un determinato cibo a tavola.
Quanto più diversificato sarà il nostro cibo tanto più sarà la loro tendenza ad assaggiarlo.
Un ambiente tranquillo e sereno sono alla base di un pasto felice
Cucinare insieme ai bambini aumenta le probabilità che il bambino voglia assaggiare il frutto del suo lavoro, e se non lo fa, diamogli del tempo, senza innervosirci mai.
E’ importante dedicare del tempo al momento del pasto, senza distrazioni e inutili diversivi, costruendo un momento di condivisione e dialogo tutti insieme. Il pasto deve diventare uno dei momenti più piacevoli della giornata.
Se nonostante tutto, la situazione tende a non risolversi, è importante escludere problematiche organiche come allergie o intolleranze oppure un’ipersensibilità sensoriale dovuta ad un problema di neuro-sviluppo.
Inoltre, in alcuni casi, un atteggiamento alimentare di tipo selettivo o di rifiuto del cibo, potrebbe essere la spia di un disagio di tutt’altra natura che il bambino manifesta con il cibo, ma che riguarda un altro ambito. E’ importante in questi casi avvalersi dell’aiuto di uno specialista, che potrà accompagnarvi a comprendere meglio le difficoltà del bambino e ad essere per lui un valido aiuto e sostegno.
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